Head hunting: la strategia di reclutamento delle grandi aziende

selezioni-lavoroLe grandi aziende raramente reclutano tramite tradizionali annunci di lavoro, se non posizioni entry-level o per junior alle prime esperienze. Se in azienda, in uno specifico reparto o in una struttura o un progetto è necessaria un’expertise particolare, è molto più semplice lavorare tramite l’head hunting, cioè agenzie e professionisti specializzati detti “cacciatori di teste”.

Vediamo insieme qualcosa in più su questa pratica aziendale!

Cosa significa head hunting

La pratica dell’head hunting ha come obiettivo portare in azienda, anche strappandolo alla concorrenza, uno specifico candidato con abilità e competenze molto particolari. Il candidato viene avvicinato singolarmente e non tramite una ricerca di massa, e viene “corteggiato” con un’offerta particolarmente vantaggiosa.

La grande differenza con il reclutamento tradizionale è nella numerosità dei candidati e nell’apertura della selezione. Ad un annuncio di lavoro pubblicato online, su social o piattaforme, possono rispondere migliaia di candidati, che vanno poi selezionati, verificati, testati e intervistati. Nella pratica dei cacciatori di teste e dell’head hunting c’è invece una selezione con un numero ristrettissimo di possibili candidati, che vanno individuati e contattati individualmente.

Per questo dispiego di energie e di mezzi, l’head hunting viene riservato a posizioni apicali e a persone con abilità speciali o particolarmente sviluppate e raffinate nel tempo.

Una curiosità sul nome

Il termine “cacciatore di testa” in ambito aziendale deriva direttamente dall’antropologia culturale: i veri cacciatori di teste erano e sono, in società arcaiche, guerrieri particolarmente esperti o abili che conservavano la testa del nemico come simbolo della propria potenza e astuzia, al termine di una caccia lunga, complessa e metodica. In modo simile, il cacciatore di teste di risorse umane segue la “preda” a lungo, ne studia le mosse e si può fregiare di averlo catturato al termine della corsa.

Il rapporto tra azienda e cacciatore di teste

Quel che serve in modo assoluto nella pratica di head hunting è una sinergia eccellente tra azienda e cacciatore di teste o agenzia che si occupa di questa attività, come fa ad esempio Dikton.

L’azienda deve fornitore all’agenzia o al professionista head hunter una job description molto dettagliata, cioè una descrizione della mansione e delle abilità che il candidato deve possedere. Tramite la propria rete di conoscenze e contatti, oltre che con una ricerca dettagliata e puntigliosa, l’head hunter si dedica alla fase di matchmaking, cioè cerca il candidato specifico che l’azienda desidera portare in casa, creando un’offerta su misura necessaria a strapparlo alla concorrenza o ad altri progetti.

Come viene avvicinato il candidato

Se la ricerca ha un carattere particolarmente aggressivo, molti metodi non ortodossi possono essere utilizzati per fare head hunting. Avvicinamento sui social, partecipazione a convegni o eventi di settore, trucchi ed escamotage sono frecce disponibili per l’arco dell’agenzia o del professionista. Il candidato, come dicevamo all’inizio di questo articolo, più che venire esaminato viene corteggiato, stimolato, gli viene illustrata l’azienda e la grandiosità del progetto per cui è desiderato. In questo caso non sono i candidati che cercano di mettersi in mostra per l’azienda, ma semmai l’azienda a doversi mettere in mostra per i candidati.

Non è un caso che lavorando con l’head hunting possono diventare necessarie anche altre strategie aziendali: un’azienda con una scarsa capacità di comunicazione, un marketing inefficace, una brand identity non solida e mal coordinata avrà inevitabilmente occasioni minori e più scadenti di reclutare un candidato “difficile”.